(Racconti Erotici) – Natascha è legata

da | Mar 24, 2020 | Racconti Erotici | 0 commenti

Natascha ogni mattina si ritrovava sola in ascensore con quell’uomo distinto, e ogni volta si sentiva a disagio. I suoi sguardi la turbavano, insinuandole nella mente pensieri erotici.

A quei pensieri i suoi capezzoli si inturgidivano e il suo imbarazzo davanti agli occhi di lui diventava quasi palpabile. Si sentiva incapace di comunicare con l’affascinante sconosciuto, ma era consapevole dell’attrazione che avvertiva in certe sue occhiate eloquenti.

Lo desiderava a tal punto che ogni notte, quando si ritrovava sola nel letto, le sue dita accarezzavano il pube fino a raggiungere l’orgasmo, per continuare dopo a rigirarsi sul letto con le dita bagnate dal proprio succo. Era un’evasione fatta di brividi e incontrollabili e appaganti orgasmi.

La mattina seguente decise di indossare solo autoreggenti bianche con rifiniture di pizzo sotto la gonna larga. La eccitava molto il pensiero di incontrarlo,come sempre, pensando al dopo… Lui era lì: ogni giorno lo trovava in ascensore alla stessa ora, come se si dessero appuntamento.

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Natascha decise di passare subito all’attacco, mettendo in evidenza la scollatura, che lasciava intravedere la giunta del seno prosperoso. Lo sguardo dell’uomo le si incollò addosso, come se la stesse già possedendo, e lei gli si avvicinò, fino quasi a strusciarsi contro di lui. In un attimo, la mano era già sotto la sua gonna e le dita si facevano spazio tra le labbra umide, mentre le loro lingue si sfioravano.

Ma fu troppo breve quell’attimo di passione in ascensore, e lui le dette un ultimo morso sulle labbra e l’indirizzo del proprio appartamento. Prima di uscire dalla loro improvvisata alcova, si premurò di dirle il colore d’intimo che doveva indossare, il nero. Quando Natascha si presentò alla porta, e lui la fece entrare, restò colpita dall’atmosfera che trovò ad attenderla.

C’era un caminetto acceso, tanti cuscini orientali, e sullo schermo un film sadomaso, con il fermo immagine. Turbata, capì il gioco al quale avrebbe dovuto sottostare, e la cosa la eccitò ancora di più. L’uomo prese un frustino e delle corde, poi la prese per mano e la guidò in un’altra stanza al centro della quale era una panca stretta e lunga, alta più di un metro.

La fece spogliare, lasciandola solo con il corsetto, le tolse anche le mutandine nere, la fece salire sulla panca con le gambe divaricate, stesa a pancia in giù, le legò i polsi ai due angoli della panca e la bendò con un foulard di seta. Non conosceva bene quell’uomo, chiunque altro avrebbe avuto paura, ma a lei era sempre piaciuto il rischio.

Cominciò a sfiorarla col frustino sulle natiche con colpetti secchi, poi con le dita stuzzicava il buchino girandogli intorno, mentre con l’altra mano frustava sempre più forte, facendola tremare dal dolore, il cuoio arrivava fino al clitoride… poi lui sentì che lei sussultava sempre di più, il suo clitoride si agitava, gonfiava, pulsava, allora avidamente gli si avvicinò con le labbra e lo cominciò a succhiare, massaggiare con la lingua, a morderlo ed a tirarlo con i denti.

Natascha non capiva più nulla, sorpresa e sospesa tra il dolore e il piacere, all’improvviso ebbe un orgasmo violento quanto inatteso, che la fece tremare tutta, dal ventre ai capezzoli. Era un oceano di piacere, voleva averlo addosso, voleva averlo dentro.

Lui se ne accorse, con la lingua scavò ancora più a fondo, assaporando il liquido che sgorgava come da un fontanile, caldo e copioso. Lo raccolse con la lingua, il liquido dolce e amaro al tempo stesso, e lo spalmò poco più sopra, sul buchetto più stretto ed oscuro, se ne servì per allargarlo, umettarlo, entrarvi con la punta e ruotarvela dentro, sentendo forti le contrazioni di piacere alle quali Natascha ormai non sapeva più resistere.

La voglia di essere penetrata si faceva sempre più forte. Gemette, con voce soffocata, implorandolo di possederla. Ma lui, invece, la slegò, facendola mettere in ginocchio dinanzi a lui.

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