Quando rientrammo da quella giornata trascorsa al mare, guardavo Giada in un modo diverso, con gli occhi di chi possiede la padronanza su di una persona, ma deve ancora compiere qualcosa in più per affermarlo.
Decidemmo di trascorrere la serata in pizzeria, una prassi per coloro che venivano a trascorrere le vacanze a Napoli.
Nella mente iniziavo a fantasticare qualcosa d’intrigante mentre mi vestivo con la porta della camera semi aperta.
Ad un tratto avvertendo la presenza di qualcuno, alzai gli occhi verso la porta e vidi Giada che mi osservava.
-Ti stai preparando per la serata?- disse con gli occhietti maliziosi.
-Si, sono quasi pronta. Comunque penso che i tuoi jeans non vadano bene per l’occasione. Toglili e metti quel vestitino nero che indossavi l’altro giorno-
Il mio tono autoritario le fece abbassare lo sguardo e si ritirò nella sua camera per esaudire il mio ordine. Iniziava a funzionare molto bene il meccanismo, Giada era predisposta ad essere la mia slave come le messi aspettano di essere falciate nel mese di giugno.
La pizzeria era affollata, e questo era prevedibile. Notai che Giada attirava su di se lo sguardo di molti uomini. La vestina nera la rendeva molto sexy, appetibile, era la ragione principale per la quale le avevo ordinato di indossarla.
Anche i jeans donavano, mettendole in risalto il suo gran bel culo, ma preferivo la vestina per quella occasione in virtù delle mie fantasticherie.
Se fossi stata un uomo il desiderio primordiale nei riguardi di Giada sarebbe stato quello di farle il suo ano per bene, e immaginai che in molti stessero facendo lo stesso pensiero in quel momento.
Anche il cameriere che serviva al nostro tavolo non mancava l’occasione per scrutare tra la scollatura della sua vestina.
Le attenzioni verso Giada non fecero scaturire nessuna forma di gelosia in me, anzi aumentarono il mio grado di eccitazione, allontanandomi con la mente dal tavolo e indirizzarla verso il piacere profondo che iniziavo ad avvertire sempre più distintamente.
Avvicinai la mia bocca al suo orecchio.
-Vai in bagno, togli l’intimo che indossi e portamelo. Muoviti!-
Senza batter ciglio si avviò verso il bagno, e dopo un po? riapparve con un’aria di allegria, sorridente come una puttana che si appresta ad entrare nell’auto del cliente di turno. Quando si sedette accanto a me con un gioco di mani mi passò il suo perizoma.
Stringevo quel pezzo di stoffa tra le mani, un significato molto più grande del semplice fatto di per se. Nel mio pugno avevo lei, una donna, la ragazza di mio fratello.
Mancava la ciliegina sulla torta per chiudere l’uscita, e colsi l’occasione dopo il dolce, invitandola a seguirmi nel bagno.
Aperta la porta del bagno mi voltai e la vidi che si ammirava allo specchio.
-Muoviti, vieni qui, prima che entri qualcuno!-
Mi alzai lentamente la vestina mentre Giada immobile guardava con gli occhi luccicanti di passione. Il gioco anche a lei piaceva, e non poco.
-Sfilami il perizoma! Non vorrai mica che si bagni?- imposi il mio comando sulla ragazza che non se lo fece ripetere due volte di seguito, ma subito si adoperò nel farlo.
Aspettava quell’ordine, l’appagamento del proprio piacere nel dover sottostare.
Dopo aver urinato alzai una coscia sul water.
-Puliscimi!- ma prima che lei potesse pensare l’afferrai per i capelli, e in quel piccolo spazio la misi in ginocchio davanti a me.
Iniziò a roteare la sua lingua impetuosamente. Sentivo il calore della sua saliva, e mi abbandonai a brevi istanti di piacere, ai quali posi fine nella stessa maniera di come li avevo iniziati, afferrandola per i capelli e allontanandola dalle mie gambe.
Quando mi fui rivestita il rossore delle guance di Giada mi condusse d’istinto ad infilare la mia mano sotto la sua vestina. Era un fiume in piena. Le mollai due ceffoni.
-Devi chiedere il permesso per venire!
Autrice: @LaPocia
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