Una immagine a cui non riuscivo a resistere…

Pensarti immersa nel concederti quel piacere che nessun’altra persona al mondo è in grado di darti se non al tuo pari…

Tutti i giorni ti osservavo andare nel parco sotto casa… La panchina era il tuo luogo preferito per i tuoi momenti solitari e liberatori….

Solitamente vestivi una tuta… semplicemente una tuta e nulla sotto… Si capiva perchè, durante le giornate più fresche, sul tessuto si notavano i capezzoli spingere il tessuto verso l’esterno, in maniera quasi impercettibile ma allo stesso tempo inequivocabile…

IlLatoOscuro

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Non era importante la dimensione dei seni ma bensì la particolarità dei tuoi capezzoli… Amavi disegnarli, sperando di non essere notata, con la punta del polpastrello…. Io ho sempre fantasticato parecchio sulla forma delle tue corone perchè non ho mai dato importanza alla quantità di seno ma alla particolarità… Fantasticavo sulle tue coroncine e nel farlo il tessuto dell’intimo sfregava maliziosamente sui miei genitali che reagivano lentamente a questo pensiero insinuante e dolcemente provocante…

Tu, le tue cuffiette, la tua musica e le movenze delle tue mani che percorrevano la tua pelle nuda sotto il tessuto che discretamente la copriva da occhi indiscreti e lontani… I miei godevano di una visione privilegiata perchè dalla mia finestra io potevo osservare te senza che tu ti accorgessi della mia presenza e quindi concedendoti in maniera completa ai tuoi momenti di totale relax…

Aumentava la circolazione sanguigna e un certo risveglio nel notare scivolare la tua mano da sopra la maglia al raggiungere l’elastico che segnava il confine fra l’ingune e la zona proibita…

Il patimento era quando la vedevo scomparire nel tessuto come a volersi nascondere, mentre in realtà andava in esplorazione…

Immaginarsi l’esplorazione guidata dal polpastrello dell’indice impegnato a segnare delicatamente il bordo estremo delle grandi labbra… farlo delicatamente…dolcemente… senza fretta… per il piacere di creare quell’atmosfera di attesa, di desiderio… quasi a voler preparare il terreno…

Immaginarsi una pausa e i primi sussulti nel momento in cui il polpastrello, avido di attenzioni, iniziava a sfiorare un terreno arido che mano a mano, giro dopo giro, diventava meno aspro e decisamente più accogliente e benevolo… scoprirne l’aumento progressivo dell’umidità che innalzava la temperatura del tuo corpo… Le guance diventavano da pallide a leggermente arrossate e si percepiva la tua respirazione più presente ma non ancora convincente… semplicemente lievemente accellerata… incipit della fase più allettante di tutta l’operazione…

A quel punto il polpastrello, che sapientemente tralasciava il bottoncino, si dedicava con rapidi e fugaci sfioramenti, alla clitoride… e ogni tanto qualche scatto faceva intendere questo tipo di concentrazione particolare che terminava dopo poco per non rovinare tutto…

Confortato dal calore e da una certa lubrificazione il polpastrello si addentrava a ripetere la precedente operazione concentrandosi sulle piccole labbra… percependo una maggiore lubrificazione… Quando ti concedevi a delle pause si sentiva un profondo sospiro… Sembrava come se volessi concederti una momentanea tregua e l’accumulare di aria era seguito da un suono melodioso e particolare della voce che emetteva uno strano ma intrigante suono…

Alla ripresa ecco che tutto si accellerava… il desiderio era forte, forse troppo e il polpastrello aveva di sicuro avuto il supporto di un’altro dito….

Quando vedevo movimenti inequivocabili seguiti da soffocati suoni che cercavi di nascondere in una nervosa quanto frenetica risata… ecco che capivo l’esito delle tue attenzioni…

Le gambe si stringevano l’una all’altra… il tuo volto si volgeva verso l’alto e lo sguardo si perdeva nel cielo alla ricerca di una nube alla quale designare una forma, un ricordo….

Raccolte le forze, alzata la musica delle tue cuffiette, ti guardavi attorno, osservavi la totale desolazione e il silenzio che ti aveva sin lì circondata e poi, con un sorriso estremo, ti alzavi e partivi verso casa, avvolta dalla tua tuta scura…

Solitamente io mi precipitavo verso il parchetto e mi sedevo proprio dove poco prima eri seduta tu…

Potevo percepire in maniera assolutamente inequivocabile il tuo profumo… non era di quelli dolci nauseabondi, ma comunque una fragranza unica e indimenticabile…

La mia mano poi andava alla ricerca, sul piano della panchina, di una certa umidità, ricordo e segno di quanto poco prima era avvenuto per opera dei tuoi sapienti movimenti…

Passando la mano sulla panchina era impossibile non accorgersi dell’inequivocabile tuo passaggio e delle tracce rilasciate nel momento più inteso…

A quel punto era difficile resistere al desiderio e immancabile era il ritorno a casa, nella mia stanza, con le cuffiette e la mia musica e le mie mani a cercare di ripetere, sebbene in versione maschile, quanto tu poco prima avevi realizzato in totale libertà e all’aria aperta, senza ricevere alcun disturbo…. nell’attesa del tuo ritorno il giorno dopo… e il giorno dopo ancora…

Questa sera vi regalo questa storia di pura fantasia che mi è stata ispirata dal desiderio di piacere condiviso…

Se avete piacere, se volete, contattatemi sia per commenti che per chiacchere sul tema (se vi va!)…

 

Racconto scritto da OCRAM (Link Originale CLICCA QUI)

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